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cap. xv. — la fuga di jean baret 225

mini, armati di fucile, correvano in soccorso del francese.

— È inutile, — diss’egli. — Sono tutti morti, miei cari amici.

— Non siete ferito? — chiese un vecchio pescatore che pareva un sotto-capo.

— Nemmeno una scalfittura.

— Ed il padrone?

— È stato preso dal marajah.

— Il padrone prigioniero! — esclamarono i marinai, con terrore.

— Signore, — disse il vecchio pescatore — quando è stato preso?

— Tre ore fa.

— E Durga?

— Anche lui è nelle mani del marajah, come lo sono i due marinai.

— Son tutti perduti! Oh! Disgrazia! Disgrazia!

— Sei tu che comandi a bordo in assenza di Amali e di Durga? — chiese Jean Baret.

— Sì, signore.

— Perchè non sei venuto alla palude?

— Non è stata colpa mia, signore — rispose il vecchio, quasi piangendo. — La marea ci aveva lasciati in secco, e quando cercammo di rimetterci alla vela, la nave non si potè più muovere. Nessuno sospettava che l’acqua si abbassasse tanto.

— Ed è il vostro ritardo che ci ha perduti. Avevamo già rapito il giovane Maduri, quindi se la nave giungeva eravamo tutti salvi.

— Ed è stato ripreso anche lui?

— No, anzi bisognerà andarlo a cercare.