Pagina:Salgari - Sul mare delle perle.djvu/245


cap. xv. — la fuga di jean baret 219


Si guardò intorno e vide i suoi compagni del pari legati. Un freddo sudore gli bagnò la fronte.

— Povero Amali, — mormorò. — Potesse almeno salvarsi Maduri!... Il ragazzo è forte ed energico e forse riuscirà a trarsi d’impiccio. In quanto a noi..... è finita!...

I cingalesi avevano fatto avanzare alcuni servi, che portavano delle barelle formate da tele stese su due lunghe pertiche e che vengono per lo più usate da quegli isolani pel trasporto dei viveri.

Il francese fu gettato su una, poi coperto da una seconda tela per impedirgli di fare qualsiasi movimento, quindi quattro uomini l’alzarono e partirono a corsa sfrenata attraverso la jungla.

— Hanno fretta di portarmi dal marajah, — mormorò il povero cacciatore. — Che cosa farà di me quel cannibale? Mi farà schiacciare dagli elefanti. Se potessi battermela? Proviamo a sciogliere i legami.

Tentò di allargare le corde, facendo sforzi poderosi e dovette ben presto convincersi che ogni tentativo sarebbe stato vano.

— È inutile, — disse. — Rassegniamoci a rivedere il marajah ed a morire. Già senza l’intervento di Amali i selvaggi mi avrebbero ammazzato, quindi posso affrontare ancora la morte. Era destinato che Ceylan dovesse essermi fatale. Eppure se potessi fuggire.... ah!....

Nel dimenarsi aveva sentito un oggetto che gli aveva ammaccato il ventre.

— M’hanno lasciato il pugnale — esclamò. —