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218 sul mare delle perle


— Preparate le armi — comandò Amali freddamente.

Si strinsero in circolo, puntando le carabine da tutte le parti e attesero intrepidamente l’attacco.

Si erano appena preparati, quando si videro balzare addosso quattro o cinque cani, i quali si misero a latrare con furore.

Jean Baret col calcio del fucile ne accoppò uno, costringendo gli altri a retrocedere.

— Ecco i cingalesi — gridò Amali.

Degli uomini accorrevano da tutte le parti urlando. Erano trenta, quaranta, forse anche di più.

I sei fuggiaschi fecero fuoco quasi a bruciapelo, poi, impugnate le carabine per le canne, si scagliarono sugli assalitori, fracassando teste e sfondando petti.

Fu una difesa che durò appena dieci secondi. Una valanga di cingalesi si rovesciò addosso a loro, stringendoli da tutte le parti ed in un baleno li atterrarono coprendoli alla lettera.

Per alcuni istanti quella montagna di corpi umani sussultò, poi i sei disgraziati fuggiaschi, quasi soffocati, cessarono ogni resistenza.

Urla di trionfo salutarono quella insperata cattura. Venti mani afferrarono Jean Baret, il quale si trovò subito legato così bene da non poter più fare il menomo movimento.

— L’uomo bianco! L’uomo bianco! — gridavano tutti. — L’abbiamo preso!

— Vi siete guastate le unghie? — chiese il francese ironicamente. — Venti contro uno! Bella prodezza in fede mia, canaglie!