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216 sul mare delle perle


— Mi pare che sarebbe peggio, avendo da combattere con tanti uomini, che possono assalirci da tutte le parti.

— E se ci assediassero sarebbe peggio — disse Jean Baret. — Fuggendo possiamo sperare di raggiungere il lago.

— E Maduri?

— Verremo a ritrovarlo più tardi. Anzi lasciando il tempio allontaneremo il pericolo che possa venire scoperto. Decidete prima che i cingalesi diano l’assalto. L’oscurità è fitta e la jungla è molto folta. Scivolando senza far rumore fra i vegetali, si potrebbe sottrarsi alla caccia.

— Sì, avete ragione, Jean Baret — rispose Amali. — Ci siete tutti?

— Tutti.

— Durga, mettiti alla testa; i marinai alla retroguardia.

Scesero cautamente la scala, strisciarono lungo le muraglie e, tenendosi nascosti dietro le macerie giunsero dietro il tempio.

— Se potessi trovare l’inferriata e avvertire Maduri — disse Amali.

— Non perdiamo tempo, — comandò Jean Baret.

— I cingalesi sono più vicini di quello che crediamo. Del ragazzo ci occuperemo domani.

Si slanciarono nella jungla, strisciando cautamente fra i bambù e le canne spinose, col dito sul grilletto del fucile, gli occhi fissi dinanzi a loro e gli orecchi tesi per raccogliere il più lieve rumore.

Un latrato sommesso li avvertì che i cingalesi erano a breve distanza.