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204 sul mare delle perle


Salirono silenziosamente la scala e si fermarono dinanzi alla porta, guardando nell’interno del tempio. L’oscurità era così profonda là dentro, che non si distingueva assolutamente nulla.

— Pare di entrare in una caverna — disse Jean Baret. — Se si accendesse qualche ramo? Io ho il mio acciarino.

— Sarebbe meglio — rispose Amali.

— Oh! — esclamò Durga. — Vedo qualche cosa che brilla fra le tenebre.

— Che i monaci sepolti da secoli siano risuscitati? — chiese Jean Baret, celiando.

— Sono due punti luminosi, signore.

— Allora non sono lanterne.

— Sarebbero meno pericolose.

— Che vi sia qualche belva? Accendiamo un lume, signori miei. Io non amo le tenebre.

— Andate a prendere delle canne secche — comandò Amali ai due marinai.

— E noi teniamoci pronti a far fuoco — disse il capitano. — Vedo quei due punti fosforescenti muoversi; sono certo gli occhi d’una belva.

I due marinari scesero la scala e poco dopo tornarono, portando ognuno un fascio di canne ben secche.

Jean Baret accese l’esca e diede fuoco a due fastelli, gettandoli destramente dentro la pagoda, la quale in un baleno fu illuminata.

Un animale stava accovacciato presso ad una statua di Budda, che si trovava nel centro dell’edificio; a quell’improvvisa irruzione di luce scattò, spiccando un immenso salto e rifugiandosi nell’angolo più oscuro.