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cap. xiii. — il rapimento di maduri | 197 |
— Sei contento di essere libero? — gli chiedeva Amali, accarezzandolo.
— Oh sì, zio, e da quanti anni sospiravo il momento di poter lasciare il marajah! Quell’uomo mi faceva paura e tremavo tutte le volte che mi guardava. Avevo sempre in mente che volesse uccidermi, come ha ucciso mio padre.
— Non lo rivedrai più, mio buon Maduri. Ora sei sotto la mia protezione e ti porterò in un luogo sicuro dove potremo sfidare tutti i guerrieri del marajah. E dimmi, ti faceva paura anche Mysora?
— No, zio, era buona con me e mi regalava sempre dei dolci. Anzi quando vedeva il marajah ubriaco mi faceva nascondere, perchè anch’ella temeva che mi volesse scannare.
— Dunque tu non odii Mysora?
— No, l’amavo come una sorella.
— Sai dove si trova ora?
— Mi hanno detto che dei ladri di mare l’hanno rapita e uccisa.
— Non è vero, nipote mio. Quei ladri di mare erano i miei uomini e Mysora si trova mia prigioniera.
— Non le avrai fatto del male.
— Oh no! Anzi, tutt’altro.
— Mi condurrai da lei.
— Sì, quando avremo raggiunto la mia nave andremo a trovarla. Ti parlava mai di me?
— Sì, qualche volta. Anzi mi disse che ti aveva veduto alla pesca delle perle.
— Manifestava dell’odio parlando.
— No, zio, anzi ti compiangeva, ma ti temeva.