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cap. i. — i banchi perliferi di manaar | 13 |
piantò quasi tutta nelle carni del mostro, il quale fece un balzo fuori dall’acqua.
Il ventre era stato squarciato per una lunghezza d’oltre un metro e uscivano ad un tempo sangue e visceri.
Per alcuni istanti si vide l’acqua girare vorticosamente, allargando il cerchio di sangue, poi uno degli avversari ricomparve: era Amali.
Senza bisogno d’aiuto alcuno s’arrampicò sulla poppa del veliero, gettò via la piccola scimitarra ancora lorda di sangue, quindi disse con voce tranquilla:
— Quello squalo non divorerà più i pescatori: l’ho punito. Dov’è quell’uomo?
— È qui, signore — rispose Durga.
— Morto o vivo?
— Sta per riacquistare i sensi.
Amali si levò il diadema di perle e di diamanti che portava ancora infisso fra la folta capigliatura e gettandolo a Durga, con un gesto da sovrano, soggiunse:
— È di quell’uomo.
Poi, senza asciugarsi, rivestì la bianca camicia di seta, mentre su tutte le barche gridavano a squarciagola:
— Viva il munifico re dei pescatori di perle!...