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cap. xii. — le caccie del marajah 175

sterà assai, mio caro principe, essa ti farà perdere la corona.

Durga ed il capitano, avendo ricevuto l’ordine di rimettersi in viaggio, avevano già fatta levare la tenda ed erano risaliti sull’elefante.

— Presto, si va al lago — disse Binda, quando scorse il francese.

— Lo so — rispose Jean Baret. — Me lo ha detto il marajah.

Salì sull’elefante e li informò del ricevimento fattogli dal principe e del colloquio avuto.

— Ora potete contare sulla protezione del marajah — disse il capitano — e potete considerarvi come suo ospite.

— Cosicchè potrò avvicinarmi liberamente alla tenda del principe.

— Nessuno oserebbe opporvisi.

— Benone! — esclamò Jean Baret. — Era quello che desideravo. Ah! gli elefanti! che brave bestie!... È vero Durga?

— Ammirabili, signore.

Il corteo si era rimesso in viaggio costeggiando la jungla e si avanzava rapidamente, volendo il principe cominciare la battuta ai coccodrilli lo stesso giorno.

Non essendovi che otto o dieci miglia da percorrere, distanza che gli elefanti potevano superare in poco più di un’ora, la cosa era possibilissima.

Mentre viaggiavano, il francese ed i suoi due compagni si erano messi a far colazione, per nulla disturbati dalle scosse degli elefanti, nè importunati dal continuo baccano che facevano i suo-