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cap. i. — i banchi perliferi di manaar | 11 |
Tutti i pescatori, stupiti da quell’atto, avevano cessato di gridare e di disperarsi, perchè erano ormai certi che lo scomparso palombaro sarebbe stato ricondotto a galla o per lo meno vendicato.
Durga, temendo che qualche disgrazia toccasse al padrone, si era a sua volta sbarazzato della sottana di tela fiorata che gli serrava troppo strettamente le anche ed aveva impugnato un coltellaccio a doppio taglio, colla lama diritta e scannellata.
Curvo sulla poppa, spiava ansiosamente l’acqua, scuotendo la testa e ripetendo:
— Quale pazzìa! D’altronde si sa che Amali è l’uomo più audace di Ceylan e che non conosce la paura.
Dietro di lui si affollavano i marinai del veliero, pallidi, commossi, silenziosi.
Passarono venti, poi trenta, poi cinquanta secondi senza che il re dei pescatori di perle ricomparisse. Il fondo del banco si era smosso e l’acqua, diventata torbida, non permetteva più di discernere ciò che accadeva sotto.
— Eccolo! — gridò una voce.
Quella esclamazione era stata lanciata da un compagno del palombaro scomparso.
Durga si era alzato vivamente, stringendo il coltello.
— Dove? — aveva chiesto.
— Nuota presso la vostra nave.
— Sì, eccolo! — confermarono parecchie voci.
Un momento dopo a fior d’acqua compariva la nera ed inanellata capigliatura di Amali.