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CAPITOLO XII.

Le caccie del marajah.

Uno strepito di tamburi, di tam-tam, di trombe, di barriti e di grida, svegliava l’indomani Jean Baret, Durga ed il capitano.

Il marajah, impaziente di scovare le tigri, aveva dato l’ordine di levare il campo, anche prima che il sole fosse spuntato.

I sei mostruosi elefanti, che dovevano affrontare le fiere, erano pronti ad entrare nella jungla, preceduti da battaglioni di cani e seguiti da soldati, da bracconieri e da servi, tutti armati di picche per respingere le tigri, se queste avessero tentato di forzare la linea dei cacciatori e rifugiarsi nei boschi.

Il marajah era salito sopra uno dei più robusti pachidermi assieme al fanciullo ed a due capitani d’armi, tenendo in mano una splendida carabina inglese e sgridava coloro che erano in ritardo, ingiuriando senza distinzione ministri e dignitarî.

Jean Baret, Durga ed il capitano, sapendo che era pericoloso scherzare con quel despota, salirono frettolosamente sul loro elefante, raggiungendo