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cap. xi. — il capitano della guardia 159


Dietro le lettighe venivano sei enormi elefanti da caccia, montati da uomini armati di fucili, poi un gran numero di bracconieri, che tenevano a guinzaglio dei cani, quindi battitori, servi, soldati e cavalli carichi di provvigioni, di tende e di arnesi diversi.

Il capitano lasciò che l’intero corteo sfilasse, poi ordinò al conduttore di mettersi in coda.

— Dove si accamperà stanotte tutta questa gente? — chiese Jean Baret.

— Nella jungla — rispose il capitano.

— Spaventeranno le tigri.

— Se ne troveranno egualmente perchè i battitori impediranno loro di fuggire.

— Sarà una caccia grandiosa. Vi prenderanno parte tutti?

— Dal marajah all’ultimo servo.

— Quanti saranno?

— Circa quattrocento, signore.

— Che battaglia! Compiango quelle povere tigri.

Annottava quando l’immenso corteo giunse sull’orlo dei boschi. Per aprire il passaggio, furono mandati innanzi sei elefanti, i quali si misero subito all’opera, atterrando gli alberi e spazzando via i cespugli che ingombravano il suolo.

Che terribili lavoratori! Nessun albero resisteva alle loro proboscidi ed alle loro zanne. Quando qualche tronco era troppo grosso vi si mettevano in due od in tre e anche quel colosso della vegetazione, dopo pochi minuti, rovinava al suolo con immenso fracasso.

Gli altri sollevavano il tronco e lo gettavano da