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CAPITOLO XI.
Il capitano della guardia.
Jafnapatam nel 1818 — epoca in cui si svolge questa istoria — era ancora una delle più notevoli città della costa occidentale dell’opulenta isola di Ceylan.
Non era molta popolosa, sebbene avesse una superfice notevolissima, bellissimi edifici, pagode in gran numero dedicate a Buddha, il dio dei cingalesi, palazzi grandiosi di marmo e anche robusti bastioni in mattoni e pietra armati di molte grosse spingarde e protetti da fossati pieni d’acqua.
Si distingueva sopratutto per la sua magnificenza il palazzo del marajah, un edificio colossale con cupole, terrazze, gallerie, minareti e cortili così spaziosi da potervi far manovrare dentro qualche migliaio di soldati.
Jean Baret e Durga, attraversato uno dei ponti levatoi, erano entrati in città senza trovare opposizione, anzi rispettosamente salutati dai guerrieri o guardie della porta, perchè anche in quel tempo l’europeo esercitava un profondo prestigio sugli isolani.