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otto o dieci ne giacciono al suolo sventrati e moribondi.

«Una terza scarica la ferisce nuovamente al muso e ad una zampa.

«Molto indebolita per la perdita del sangue, la vediamo trascinarsi in mezzo alle erbe, per uscire dalla jungla.

«Un elefante le sbarra la via, colla proboscide l’afferra e finalmente la scaraventa contro un albero riducendola un informe ammasso di carne ed ossa.

— Ed i battitori? — chiese Durga.

— Se l’erano cavata colla sola paura — rispose il francese.

— Anche il vostro cavallo?

— Oh no! Aveva riportato tali ferite da morire l’indomani.

— Ecco una tigre veramente terribile, signore. Non avrei voluto provarla.

Il francese riattizzò il fuoco, poi accese la sua terza sigaretta, mentre Durga lanciava verso la jungla degli sguardi spaventati, credendo di veder uscire, ad ogni istante qualche belva.

Si udivano sempre dei rumori in mezzo ai bambù come se alcuni animali si divertissero a rincorrersi. Di tanto in tanto delle urla si alzavano diventando rapidamente acute, per poi cessare quasi di colpo. Erano sciacalli che venivano a spiare il francese ed il suo compagno sull’orlo della jungla e che s’indispettivano nel vedere il fuoco.

Qualche ombra passava anche a breve distanza dall’accampamento, si fermava un momento, poi continuava la via in fretta.