Pagina:Salgari - Sul mare delle perle.djvu/160

140 sul mare delle perle


Il francese accese una seconda sigaretta, guardò verso la jungla per vedere se nessuna belva ne usciva, poi disse:

— Mi trovavo da qualche settimana in una borgata del Guzerate, una regione assai ricca di selvaggina, quando un giorno, un inglese mio amico, mi mandò il suo servo a propormi di cacciare insieme una tigre che devastava la mandria di alcuni poveri pastori.

«La belva doveva essere venuta molto da lontano, inquantochè si diceva che a memoria d’uomo quella jungla non ne aveva mai ospitate, non essendo abbastanza vasta da fornire sufficiente nutrimento ad una divoratrice così potente.

«Risposi all’amico che accettavo di buon grado la proposta ed ecco che l’indomani lo vedo giungere con due elefanti, una muta di ventiquattro cani robustissimi ed un numero considerevole di servi e di bracconieri.

«Io invece inforcavo un buon cavallo che mi aveva altre volte accompagnato nelle mie caccie.

«Essendo la tigre già stata segnalata, ci mettemmo tosto in caccia.

«Tutti i contadini delle piantagioni e gli abitanti della borgata erano usciti a vederci sfilare, rivolgendoci ogni sorta di auguri e scagliando le più feroci imprecazioni contro la belva, la cui presenza, da due mesi, terrorizzava quegli indiani.

«Come ti ho detto quella jungla non era considerevole e si poteva attraversare a piedi in un paio d’ore e anche meno, però era un po’ difficile penetrarvi a causa dell’enorme massa di canne.