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138 | sul mare delle perle |
ricordano un certo luogo, dove io per poco non venivo divorato da una tigre.
— Dove, signore?
— Nelle paludi del Gange. Proviamo ad andare innanzi; vedremo se la palude cambierà.
— Come volete, signore, ma il sole cala rapido e se fra qualche ora non vedremo le pagode di Jafnapatam saremo costretti a fermarci.
— Ci accamperemo come meglio potremo, — rispose il francese.
Si rimisero in cammino seguendo degli argini naturali fiancheggiati da canne e da canali di acque putride, dove si udivano nuotare i gaviali.
Le tenebre cominciavano a calare quando si trovarono sull’orlo d’un’altra jungla, la quale pareva che fosse ben più estesa della prima.
— Non vedo le pagode della città — disse Durga. — Signore ci siamo smarriti e ci converrà aspettare qui l’alba.
— Ciò è seccante — rispose il francese — ma è necessario adattarci alle circostanze. Attraversare una jungla di notte è troppo pericoloso. Cerchiamo un luogo dove accamparci.
— Sotto quel gruppo di banani, signore. Le larghe foglie ci proteggeranno dall’umidità della notte.
— Cerca della legna secca poi ci prepareremo la cena. Devi avere un pezzo di cervio arrostito.
— E anche delle gallette e del caffè malabaro.
— Non domando di più.
Mentre il francese tagliava parecchie foglie per prepararsi un soffice letto, Durga faceva raccolta