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136 | sul mare delle perle |
— Ho pure sentito dire che amano quei loro piccoli conduttori.
— E li difendono contro gli assalti delle fiere, signore. Ho veduto un giorno una tigre tentare d’avvicinarsi ad alcuni piccoli conduttori, che giuocavano sulla riva d’un torrente. I due elefanti che stavano con loro, appena accortisi del pericolo, li posero in mezzo facendo scudo dei loro corpacci all’assalto della sanguinosa fiera.
— Quanta affezione e sopratutto quanta intelligenza! È un vero peccato uccidere animali che rendono all’uomo così preziosi servigi!
— In certe regioni dell’isola è stato proibito ammazzarli.
— Chi ha emanato quella legge ha fatto bene. E Jafnapatam sarà ancora lontana?
— Tre ore per lo meno, signore.
— Allora vi giungeremo prima del tramonto.
— Sì, se allunghiamo il passo.
— Le mie gambe non sono stanche.
Così dicendo avevano abbandonato il sentiero tracciato dagli elefanti, perchè piegava verso il centro dell’isola, e ne avevano preso un altro aperto dagli uomini.
Tuttavia non si vedeva ancora alcun abitante, anzi alla foresta succedeva la jungla, colle sue canne spinose, altissime, rifugio delle belve feroci e sopratutto dei serpenti.
Infatti essi avevano già veduto alcune fiere attraversare il sentiero e fuggire in mezzo a quel caos di piante.
Dopo due ore anche la jungla fu attraversata