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cap. ix. — i cacciatori d’elefanti 129

tendine destro dell’elefante, poi, balzò in groppa al cavallo che gli si era avvicinato e mandò un grido di trionfo.

Un momento dopo i due cacciatori scomparivano in mezzo alla foresta.

Il pachiderme, ricevuto il colpo, che doveva più tardi ucciderlo, si era accasciato su sè stesso, mandando un barrito terribile, poi a sua volta si era precipitato nel bosco come un treno ferroviario, tutto rovesciando sul suo passaggio.

— Fuggito! — esclamò Jean Baret.

— Non andrà molto lontano, — disse Durga.

— La perdita del sangue lo obbligherà a fermarsi e finirà per morire, giacchè la ferita è mortale. Anche se il tendine non fosse stato interamente tagliato, il peso dell’animale lo romperebbe dopo una breve corsa.

— Ed i due cacciatori?

— A quest’ora lo seguono, aspettando il momento che cada.

— Non avevo mai assistito ad una tale caccia. È proprio emozionante e deve anche richiedere una buona dose di sangue freddo. Giacchè quei bravi cacciatori ci hanno sbarazzato la via, riprendiamo il cammino.

Si lasciarono scivolare fino a terra e si diressero verso lo spiazzo per attraversarlo e cercare qualche altro sentiero, che permettesse di procedere rapidamente.

Lo avevano raggiunto e stavano per rientrare sotto le piante, quando Durga per la seconda volta fermò il francese, spingendolo poi su-