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motivo che di rado lasciano i loro covi quando brilla il sole, essendo più amanti delle tenebre.

Avevano già percorso un bel tratto di cammino, fermandosi solo pochi minuti per dissetarsi con qualche banano, quando Durga, che non si fidava di quel silenzio, molto sospetto, si fermò tendendo gli orecchi.

— Abbiamo qualche cosa di nuovo? — chiese Jean Baret, raggiungendolo.

— Ascoltate, signore.

Il francese si fermò dietro il tronco d’un fico baniano e tese gli orecchi.

— Odo dei rami crepitare e dei rumori sordi che sembrano prodotti da una tribù di elefanti in marcia.

— Avete l’udito acuto, — disse Durga.

— Non mi sono ingannato?

— No, perchè si tratta appunto d’una banda di pachidermi.

— Brutto incontro, se sono molti.

— Moltissimi, signore.

— Deviamo, e lasciamoli passare.

— Non è possibile lasciare questo sentiero. A destra ed a sinistra vi sono delle jungle impenetrabili, che saranno piene di serpenti.

— Non possiamo affrontare in due soli quindici o venti elefanti. Ci farebbero a pezzi subito.

— Lo so, signore.

Il francese alzò gli occhi. Il fico baniano, sotto cui si era arrestato, era un albero così enorme che da solo formava una piccola foresta, essendo queste piante composte di parecchi tronchi che continuano a rinnovarsi.