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112 | sul mare delle perle |
sone; più tardi si riveste internamente d’una polpa squisita, che, mescolata con del sagu, fornisce una pasta assai nutriente.
Triturandola si ottiene invece un olio buonissimo, che serve di condimento, e infine, colle foglie delle piante, si fabbricano delle stoie. Che cosa di più può ricavarsi da una pianta?
Sopra quegli isolotti volavano stormi infiniti di bellissimi uccelli colle penne smaglianti: dei pappagalli enormi, degli avoltoi, dei tucani col becco immenso, ed erano così poco spaventati dalla presenza del Bangalore, che andavano a riposarsi sui suoi pennoni.
La nave, dopo aver volteggiato fra tutte quelle isole che formavano delle profonde barriere, si cacciò entro una caletta circondata da immensi fichi baniani che formavano degli ombrelli capaci di riparare sotto la loro ombra uno squadrone di cavalieri.
— Possiamo fermarci qui — disse Amali al francese. — Siamo già molto lontani dal canale e non ci esporremo al pericolo di venire nuovamente assaliti dai selvaggi.
— Si saranno allontanati? — chiese Jean Baret, il quale non si sentiva interamente rassicurato.
— Saranno discesi verso il mare, per dare la caccia alle barche dei pescatori di perle.
— Sono proprio tremendi quei selvaggi!
— I più coraggiosi di tutti gl’isolani — aggiunse Amali. — Non è la prima volta che mi misuro con loro e so quanto valgono.
— Per un momento ho creduto che per me fosse finita.