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cap. viii. — un feroce assalto 107


— No, attraverseremo tutto il lago e andremo ad ancorarci all’opposta estremità, in un luogo sicuro, che io solo conosco.

— Ed i selvaggi non ci seguiranno?

— Hanno troppa paura.

— Possono fare il giro delle spiaggie.

— Non l’oserebbero perchè tutte queste foreste sono abitate da tigri, da bufali ferocissimi e da rinoceronti, animali ancor più pericolosi dei coccodrilli.

— Lo so per prova — rispose il francese. — La scorsa notte per poco una tigre, che io avevo sbagliato, non mi divorava.

— Scusate — disse Amali, un po’ imbarazzato.

— Ora che il pericolo è passato vorreste dirmi per quale motivo vi ho trovato qui, su quel canale che è noto a pochissimi?

— Vi ho detto che io sono un cacciatore.

— Sì, me ne ricordo.

— È la passione della caccia che mi ha condotto su queste spiagge. Dopo d’aver percorso quasi tutta l’India, facendo strage di tigri, di rinoceronti, di pantere, di bufali, di sciacalli, mi era venuto il ghiribizzo di venire a cacciare nella foresta di Ceylan, che mi si diceva essere ricchissima di selvaggina. Comperata una pinazza e assoldati cinque indiani del Coromandel, mi sono diretto verso queste spiaggie. Scoperto per caso il canale, e vedendo che si prolungava entro terra e fra folti boschi, l’ho seguito senza sapere ove finisse ed a quali pericoli andassi incontro.

«Stamane, dopo d’aver cacciato tutta la notte,