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cap. vii. — i selvaggi di ceylan | 101 |
rallentata e senza che l’ordine del cerchio, che continua a stringersi, venga rotto. Il francese volge uno sguardo verso la pinazza e respira liberamente. Il Bangalore ha già guadagnato trecento passi e sta per cacciarsi in un altro gomito del canale, l’ultimo, perchè dopo comparirà il lago.
Nel momento che le spingarde tuonano di nuovo, uno scoppio terribile rimbomba e si vede una nuvola di fumo salire dietro gli alberi.
— La pinazza è saltata, — dice il francese.
— E con essa gli uomini che la saccheggiavano — risponde Durga, trionfante.
— Non basterà ancora a calmare questi selvaggi — soggiunge Amali, il quale s’accorge che il pericolo invece di scemare aumenta sempre.
— Quale accanimento! — esclama il francese.
— Avete fatto loro qualche torto? — chiese Amali, fra un colpo di fucile e l’altro.
— Nessuno.
— Era puramente la smania di saccheggio che li ha spinti contro di voi?
— Sì.
— Non meritano di venire risparmiati.
— Mi pare che la cosa sia più difficile di quanto credete.
— I miei uomini sono scelti.
— Quattro sono già caduti.
— Ne ho altri ventisei, anzi ventisette col mio luogotenente.
— Tentiamo uno sforzo supremo per giungere al lago. Là forse non oseranno seguirci, perchè è pieno di coccodrilli.