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CAPITOLO VII.

I selvaggi di Ceylan.

Come Amali aveva previsto, della nave naufragata non rimanevano che dei rottami. Lo scafo, spostato dal peso soverchio delle artiglierie e dell’alberatura che doveva essere caduta, si era a poco a poco interamente rovesciato ed ora si scorgeva sott’acqua, alla profondità di parecchi metri.

Non emergeva che un pezzo dell’albero di trinchetto, a cui era appesa ancora una vela. Invece, travolti dalle onde che si frangevano fortemente sui bassifondi, si vedevano pennoni, tavole, cordami, frammenti di murate e anche parecchi cadaveri, quasi divorati dai pesci-cani, e dall’alta marea sospinti sulle sabbie dei banchi.

— Non vi è da far nulla quì, — disse Amali. — La nave si è interamente perduta e non si potrebbe più nemmeno rimettere a galla.

— Credi che l’equipaggio si sia rifugiato in qualche isolotto di Ceylan? — chiese Durga.

— Sarà stato raccolto dai pescatori di perle e condotto nell’India. Lasciamo questi rottami che a noi non servirebbero e allontaniamoci subito. Le