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2 | sul mare delle perle |
alti, le prore rialzate a punta come usano gl’indiani delle regioni meridionali e le vele sciolte al vento.
Una, soprattutto, si faceva notare per la sua ampiezza e per la ricchezza delle sue bordature. Era, più che una barca, un piccolo bastimento, colla prora molto aguzza e adorna d’una testa d’elefante dorata, coi fianchi scolpiti, la poppa pure assai alta ed abbellita da pitture e colle vele rosse invece che bianche.
Una grande bandiera di seta azzurra, sulla quale si vedevano campeggiare tre perle in campo d’oro, sventolava sulla cima del secondo albero, contorcendosi sotto i soffi della brezza mattutina.
Era montata da venti uomini, quasi tutti di statura alta quantunque magri, colla pelle bruno-rossastra, i capelli lunghi e nerissimi, gli orecchi ornati da grossi pendenti, e vestiti come i Cingalesi, ossia con lunghi sottanini di tela bianca a fiorami, che si prolungavano fino alle caviglie dei piedi e che salivano fino a mezzo petto, stretti da larghe fasce.
I piedi e le braccia avevano nudi, le spalle invece coperte da una sorta di scialli triangolari, che cadevano in punta dai lati.
Sulla poppa, seduto sopra uno sgabello coperto di velluto a frange d’oro, i cui lembi cadevano fuori dal bordo sfiorando l’acqua, stava il capitano del piccolo e bellissimo veliero.
Era un’indiano d’aspetto maestoso, vestito con tanto sfarzo da gareggiare con uno dei più potenti rajah della opulenta isola cingalese.