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capitolo x — trascinati al sud 83


Gli ice-bergs parevano tramutati in enormi rubini galleggianti su di un mare di sangue, mentre le vette dello Spitzberg, ancora visibili, si tingevano d’una viva luce azzurrina che poi si tramutava in giallastra, poi in rosso cupo.

Il fenomeno durò due ore, poi i fasci di luce impallidirono, si raccorciarono, il grand’arco, dopo nuove e più violenti vibrazioni, si spezzò e l’oscurità tornò a piombare sul mare e sui ghiacci.

Il 17 le montagne dello Spitzberg scomparivano dall’orizzonte. Il wacke, che aveva continuato il suo spostamento verso il sud-sud est, si trovava allora a circa quaranta miglia dal capo Sud e continuava la sua discesa mantenendosi fra il 12° e il 13° meridiano.

La sua marcia però, che nei giorni precedenti era oscillata fra le 26 e le 30 miglia ogni ventiquattro ore, era diventata più lenta, in causa forse dei numerosi ghiacci che parevano provenissero dalle coste orientali della Groenlandia.

Ad ogni istante avvenivano urti formidabili, che si ripercuotevano perfino nel bacino. Ora il wacke urtava contro degli ice-berg alti come montagne e che avevano una circonferenza di cinquecento, di ottocento e perfino di mille metri, faticando non poco a respingerli; ora invece andava a dar di cozzo contro dei vasti floe (banchi formati d’acqua marina gelata) riportando dei guasti considerevoli sulla sua fronte meridionale.

Talvolta invece veniva preso in mezzo da vere flottiglie di ghiacci che si rovesciavano sui suoi margini con detonazioni spaventevoli, producendo delle enormi spaccature, ma che il freddo acuto si affrettava a riparare.

Tompson, Oscar e Jansey ogni giorno si spingevano