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capitolo ix — il ritorno 77


e grosse travi disposte obliquamente, in modo che i ghiacci stringendosi, sollevassero la Torpa invece di comprimerle i fianchi. In tale modo potevano, in parte, evitare le tremende pressioni.

Furono poi levate le vele, calati gli alberetti del trinchetto e dell’albero maestro, ma non vennero levate le manovre, per essere più pronti, nel caso che il banco si aprisse, a prendere il largo.

Fu coperto il ponte con un tetto di tavole, rivestito di carta incatramata, a due tetti pioventi, in modo da ottenere una sala spaziosa, riparata accuratamente dai freddi esterni. Quattro finestre furono aperte per la luce e per la ventilazione.

La stiva fu accuratamente raschiata, lavata con acqua mescolata a calce e convertita in un dormitorio per l’equipaggio e anche per sala da pranzo.

Furono finalmente collocate a posto le stufe, fornite di lunghi tubi assai curvi per impedire la dispersione del calore, una nel quadro di poppa, l’altra nel dormitorio. A ognuna era stato aggiunto un grande recipiente di lamiera galvanizzata, destinato a sciogliere la neve per avere l’acqua necessaria alla cucina e per la pulizia dei marinai.

Per ultimo fu sparsa sul ponte della sabbia e della cenere per impedire le incrostazioni di ghiaccio e per assorbire l’umidità, nemica formidabile in quei climi, causa d’infiniti malanni per la salute degli equipaggi.

Il 12 ottobre quei diversi lavori erano terminati e l’equipaggio e la valorosa nave, si trovavano pronti a sfidare i terribili geli dell’inverno polare.