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CAPITOLO I.
Il disastro delle navi baleniere.
el pomeriggio del 29 settembre 1875, un’insolita animazione regnava nei vasti e famosi stabilimenti dell’isoletta di Vadso, di proprietà del signor Foyn, il celebre pescatore di balene e ricchissimo armatore del Varangefiord. Ogni lavoro era stato sospeso sotto le immense tettoie che si estendevano, in tutti i versi, da una estremità all’altra delle sponde dell’isoletta; i fonditori di grascia avevano abbandonate le gigantesche caldaie ove ribolliva, spandendo all’intorno nubi di fumo nero e nauseabondo, il lardo delle gigantesche balene; gli squartatori avevano lasciate le loro scuri e le loro pale taglienti, luride di grasso e di sangue, e più non si occupavano di scarnare le enormi teste dei cetacei; i facchini più non si occupavano di regolare le battute degli immani pestelli destinati a ridurre in polvere costole di dimensioni paurose; i garzoni avevano lasciati i loro carri carichi di brandelli di carnaccia sanguinolente, che dovevano servire alla fabbricazione dei concimi, e perfino i marinai ed i fiocinieri avevano abbandonate le