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CAPITOLO IX.

Il ritorno.


P

ochi minuti dopo, Tompson, Oscar ed i marinai della Torpa, si trovavano fra le braccia del capitano Jansey e dei superstiti del Gotheborg.

Quei disgraziati piangevano e ridevano ad un tempo, avendo ormai perduta ogni speranza di venire salvati.

Erano ridotti in più deplorevoli condizioni dei superstiti della Tornea. Erano sfiniti per le privazioni e pel freddo, magri, pallidi, stracciati ed alcuni erano stati già presi dallo scorbuto, in causa dei lunghi digiuni, dell’umidità e delle sofferenze d’ogni specie.

Da trenta ore avevano divorato i loro ultimi biscotti e si erano coricati nell’interno della capanna, una catapecchia mezza rovinata, aperta ai venti ed alle nevi, attendendo la morte.

Tompson fece distribuire i soccorsi portati dai suoi marinai, poi informò i naufraghi della necessità di abbandonare subito l'Eis-fiord. Cominciava già ad essere inquieto, temendo che la Torpa fosse stata trascinata al largo.