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capitolo vi – l'arcipelago delle spitzberg | 49 |
Avremo viveri fino alla fine di settembre, ma manchiamo di vesti e di combustibile e prevedo una catastrofe completa se non veniamo salvati prima dell’inverno. Provvedete o considerateci morti.
«Capo Sud della Spitzberg, 26 agosto 1875».
– Ecco una fortuna che tocca di rado ai naufraghi! – esclamò Tompson, col viso raggiante. Ormai possono considerarsi salvi, perchè io entrerò nell'Eis-fiord dovessi aprirmi il passo attraverso i banchi di ghiaccio.
– Speriamo che la selvaggina non sia a loro mancata.
– Sì, se avranno potuto salvare delle armi da fuoco. A bordo! A bordo!
Scesero precipitosamente le rocce e balzarono nella scialuppa, portando con loro il documento. Dieci minuti dopo si trovavano sulla Torpa ed informavano l’equipaggio della fortunata scoperta.
Nell’apprendere che i loro compagni non erano tutti morti e che si trovavano così vicini, un grido solo irruppe dal petto di quei bravi marinai.
– Salviamo i camerati!
Le vele furono rapidamente sciolte e la Torpa dopo d’aver costeggiato il banco che si estendeva ad ovest del promontorio, si slanciò verso il nord, mantenendosi a circa tre miglia dalla costa dell’isola.
Il vento che aveva cambiata direzione, soffiando dal sud-ovest, favoriva la corsa della nave, la quale si avanzava con una velocità media di sei nodi all’ora. Anche il mare a poco a poco si era calmato, ma lungo le coste l’ondulazione si manteneva ancor viva, disgregando i ghiacci che si erano formati dinanzi ai promotorii ed ai piccoli fiords. Alcuni ice-bergs ondeggiavano al largo tendendo a serrarsi contro le spiagge, ma non erano