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48 i naufraghi dello spitzberg


Tomson si alzò sulle punte de’ piedi e potè leggere le seguenti parole scritte in norvegiano ed in inglese:

«Scavate qui sotto».

– Lo avevo sospettato, diss’egli con voce giuliva.

– Ma che siano stati i naufraghi della Tornea e del Gotheborg? chiese Oscar.

– Ora lo sapremo, professore, rispose Tompson, impugnando un largo e acuminato coltello da caccia.

Spezzò dapprima la crosta di neve gelata, poi si mise a scavare il terreno con lena febbrile, gettando a destra ed a sinistra i ciottoli che strappava. Aveva già fatta una buca profonda trenta centimetri, quando la punta dell’arma incontrò un corpo duro che diede un suono metallico.

– Ci siamo, disse il baleniere.

Allargò la buca e mise le mani su di una scatola di latta, simile a quelle che servono per racchiudervi il tonno. Con un colpo di coltello lacerò a metà il coperchio ed estrasse una carta un po’ umida, piegata in quattro, coperta da alcune linee d’una calligrafia grossa.

Vi gettò sopra avidamente gli sguardi e lesse:

«Da consegnarsi al Sig. W. Foyn, armatore di Vadsö».

E più sotto:

«La squadra N. 2 si è completamente perduta nei paraggi del Capo Sud. La Tornea, investita da un ice-berg, è stata schiacciata la notte del 14 agosto 1875, durante un denso nebbione, ed il Gotheborg è andato a picco il 15 sulle scogliere del capo, trascinatovi da una tempesta tremenda.

«Il capitano Dikson è morto. Ho raccolto i superstiti che ammontano a ventidue marinai e sette fiocinieri e cerco di giungere all'Eis-fiord, colle scialuppe salvate.