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capitolo vi – l'arcipelago delle spitzberg 47


I marinai, che avevano pure scorto le due bandiere, che ormai si distinguevano anche senza cannocchiale, s’affrettarono ad allestire l’imbarcazione ed a calarla in mare.

La Torpa si trovava allora a mezzo miglio dal capo Sud e non poteva più avvicinarsi, in causa dei banchi di ghiaccio. Ad un comando del capitano si mise in panna, imbrogliando gran parte delle vele.

– Mi accompagnate, professore? – chiese Tompson.

– Sì, capitano.

Si armarono di carabine, non essendo prudente avventurarsi inermi su quelle coste che potevano essere abitate dagli orsi bianchi, e scesero nel gran canotto in compagnia di sei marinai e d’un timoniere.

Una specie di canale era aperto attraverso i banchi e terminava dinanzi alla piccola cala, la quale appariva sgombra di ghiacci. La scialuppa, abilmente diretta, vi si cacciò dentro e dopo un quarto d’ora giungeva ai piedi delle rocce che si elevavano intorno al bacino.

Le due bandiere, spiegate su un’antenna piantata nella cima di una rupe, non erano lontane che poche diecine di passi. Tompson ed il professore sbarcarono, gettando un lungo sguardo su quella costa. Videro subito che nessun altro segnale vi era e che quelle rupi erano disabitate.

Solamente degli uccelli marini, urie, gabbiani, procellarie e strolaghe, svolazzavano sopra i ghiacci e sopra le spiagge.

Il baleniere ed il suo compagno s’affrettarono a dirigersi verso l’antenna. Era questa un pezzo di pennone di parrocchetto e all’altezza d’un uomo portava delle rozze incisioni, che parevano fatte colla punta d’un coltello.