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capitolo vi – l'arcipelago delle spitzberg 45


È ricca di buoni ancoraggi, specialmente sulle coste occidentali dove si apre il profondo Eis-fiord, riparato da tutti i venti e così vasto da contenere una flotta delle più numerose; e sulle coste settentrionali ove trovasi la baia della Maddalena, cinta da montagne di granito alte 1500 e perfino 1800 piedi. È l’ultimo ancoraggio possibile per le navi di grossa portata e si trova a sole duecento cinquanta leghe dal polo.

Dopo lo Spitzberg vengono la Terra del Nord-est, la più settentrionale e poco conosciuta; l’isola Edge pure di ragguardevole estensione con una baia al sud-ovest, la Terra del Re Carlo, la più orientale di tutte e la meno esplorata; le isole Barentz, del Principe Carlo, di Hope e le Sette Isole.

Quell’arcipelago, che appartiene alla Russia, non è abitato da alcuna creatura umana, però abbondano le renne che vivono allo stato selvaggio, gli orsi bianchi, i trichechi e le foche. Numerosissimi poi sono gli uccelli marini.

L’inverno dura quasi dieci mesi in quelle terre desolate, rendendo il soggiorno penosissimo. Nevicate furiose cadono senza posa per parecchi mesi; pesanti e densi nebbioni coprono costantemente le montagne e immensi banchi di ghiaccio si accumulano attorno alle spiagge.

Anche durante la breve stagione estiva, la vegetazione è quasi nulla. Solamente i licheni spuntano e pochi muschi e poche sassifraghe.

La Torpa avvistato il capo Sud, che è il più meridionale, affrettava la marcia, per poter giungere nell’Eis-fiord prima che i ghiacci lo sbarrassero.

Tompson aveva fatto sciogliere i terzaruoli e spiegare il pappafico, il contropappafico e perfino la controranda, per accelerare la corsa.