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capitolo v – una notte angosciosa 43


– Lo credo anch’io, capitano.

– Hai scorto l’ice-blink, in quella direzione?

– No, signor Tompson.

– Buon segno: spero di poter approdare.

Ridiscese in coperta passando attraverso l’umido strato dei vapori e riprese la ribolla del timone, tenendo gli sguardi fissi sulla bussola.

Due ore dopo, mentre gli ultimi strati del nebbione si dileguavano fuggendo verso il sud-est, si udì l'ice-master a gridare:

– Terra a prora!...

– Siamo allo Spitzberg? chiese una voce.

– Sì, professore, rispose il baleniere, volgendosi verso Oscar che era allora comparso in coperta. Avremo però da veleggiare parecchie ore ancora prima di giungervi.

– È libero il mare?

– Sembra, ma lo sapremo più tardi.

– Sono impaziente di giungere a quelle isole, signor Tompson.

– Lo credo, professore, ed io non lo sono meno di voi.

– Si può dire che la nostra missione sta per finire, capitano.

– O per cominciare?... Non sarà così facile trovare i naufraghi delle due navi e chissà quando potremo pensare al ritorno e se lo potremo.

– Ho fiducia nella vostra esperienza.

– Ma i ghiacci se ne ridono dell’esperienza, professore, e possono prepararci qualche sorpresa ben brutta.

– Speriamo.

– O meglio confidiamo in Dio, concluse il baleniere.