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capitolo v – una notte angosciosa 37


da veri norvegiani, conservavano un sangue freddo ed una calma ammirabile.

D’altronde avevano piena fiducia nel loro comandante, sapendo da quale valente e ardito marinaio eran guidati.

La notte era scesa, accrescendo l’oscurità del nebbione. A malapena si distinguevano le onde e gli uomini di poppa faticavano assai a distinguere i loro compagni che si trovavano a prora.

Dovevano essere le dieci, quando a babordo si vide apparire una luce biancastra, madreperlacea, ma che ora diventava intensa e che ora s’indeboliva al punto da non poterla quasi più distinguere. Quasi subito, senza transazione, la temperatura, che fino allora si era mantenuta sopportabile, divenne rigidissima.

Pareva che dal seno di quella luce biancastra irrompesse una corrente d’aria satura di cristalli di ghiaccio e di neve.

– L’ice-blink! – urlarono gli uomini di prora.

– Banchi a babordo! tuonò l’ice-master, che non aveva abbandonato il suo posto d’osservazione, non ostante le tremende scosse che subiva l’alberatura.

– Braccia a tribordo!... gridò Tompson, forzando la ribolla. Apri bene gli occhi, master!...

La Torpa virò di bordo rapidamente, malgrado le onde che l’assalivano, ma aveva percorso appena una gòmena, quando si udì ancora la voce dell'ice-master:

Ice-berg a babordo! ...

– Tuoni di Vardò!... esclamò il capitano. Prudenza e sangue freddo, o andremo a fracassarci.

Guardò alla sua sinistra, e attraverso alla nebbia, gli parve di scorgere una massa enorme capeggiare fra i marosi. Tese gli orecchi e udì degli scricchiolii sordi.