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capitolo iv – i primi ghiacci 29


Fu il 3 ottobre che lo schooner fece l’incontro del primo ghiaccio. Era una specie di zattera di forma allungata, un palk come vengono chiamati dai naviganti artici, di trenta a quaranta metri di estensione. Alcuni uccelli marini, delle strolaghe (colimbus articus), bei volatili col becco ed il petto nero, il dorso pure nero, le ali macchiate di bianco e le parti inferiori candidissime, lo montavano, lasciandosi tranquillamente portare verso il sud.

Lo stesso giorno altri palks furono segnalati, poi degli hummoks, monticelli formati da frammenti di ghiacci e qualche streams, ghiacci di forma circolare.

Su uno di quei piccoli banchi furono vedute anche due foche, ma appena s’accorsero della presenza della nave, s’affrettarono a inabissarsi.

Durante la notte altri ghiacci continuarono a sfilare, dirigendosi verso il sud-est. Di tratto in tratto si cozzavano fra di loro, e capitombolavano, sollevando piccole ondate.

Quegli hummoks, quei palks e quegli streams non erano pericolosi e cedevano facilmente sotto lo sperone della Torpa, ma indicavano la vicinanza degli ice-bergs, ossia delle montagne di ghiaccio e dei campi di ghiaccio e fors’anche degli ice-fields, ossia i grandi campi.

Il capitano, vedendo aumentare d’ora in ora quei massi diventava sempre più inquieto. Quell’uomo che aveva passato lunghi anni in quelle regioni dei geli, prevedeva un inverno molto precoce e assai freddo.

Ad avvalorare i suoi timori concorreva la ritirata precipitosa degli uccelli marini, verso le regioni del sud. Ad ogni istante grandi bande di volatili apparivano sull’orizzonte settentrionale e filavano rapidamente, come se avessero paura di venire sorprese dagli uragani di neve. Erano stormi di gabbiani dalle candide ali, di urie