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24 i naufraghi dello spitzberg


Mentre il capitano ed il signor Oscar scendevano nel quadro, la Torpa navigava a tutte vele spiegate verso le regioni boreali, filando senza fatica i suoi sette nodi all’ora, colle mure a babordo.

Già le alte coste della Norvegia co’ suoi fiords profondi e le sue montagne ancora coperte di neve verso le cime, erano quasi scomparse e solamente verso l’ovest si delineavano ancora, ma confusamente, le ultime coste che vanno ad appoggiarsi al capo Nord.

Il mare era tranquillo e spumeggiava solamente dinanzi alla prora del buon veliero e la temperatura dolce, tiepida, mentre il cielo aveva quella tinta azzurra così splendida, così vaporosa, che solamente si ammira nei mari delle coste italiane. — Qualche procellaria e qualche gabbianello solcavano l’aria, tuffandosi di quando in quando in mare per prendere i pesciolini, mentre dalla scia spumeggiante e candida della Torpa emergevano di tratto in tratto le teste d’una coppia di delfini.

L’equipaggio, disperso sul ponte, chiacchierava e discuteva sull’esito della spedizione, mostrandosi fiducioso dell’audacia del suo nuovo capitano. A quei bravi e valenti uomini di mare aveva bastato uno sguardo per giudicare il signor Tompson ed erano più che certi di non essersi ingannati sulle buone qualità di quel lupo di mare.

Durante quella prima giornata, la Torpa s’avanzò verso il nord mantenendo una velocità che variava fra i quattro e sette nodi all’ora, senza fare alcun incontro, quantunque il capitano avesse dato ordine di esaminare attentamente l’orizzonte, premendogli di mettersi in comunicazione con qualche nave proveniente dai mari del nord, per sapere se il gelo era già cominciato nei dintorni dello Spitzberg.