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capitolo iii – in rotta pel nord 21


La sua alberatura era poi altissima e le sue vele avevano uno sviluppo enorme, per poter approfittare delle più leggere brezze. Le vele quadre del trinchetto, la randa e contro-randa dell’albero maestro ed i flocchi del bompresso erano stati cambiati di recente e la loro tela, che era grossa assai, poteva sopportare, senza tema di lacerarsi, i più tremendi venti polari.

L’equipaggio, scelto con cura dal signor Foyn, valeva la nave. Erano tutti bei pezzi di giovanotti, colle membra robuste, le braccia potenti, già tutti abituati alle fredde regioni del nord e alle pericolose campagne dei balenieri. Solamente il pilota dei ghiacci o ice-master, era un po’ attempato, ma i suoi cinquant’anni non gli pesavano di certo sulle spalle e manovrava come un giovine.

– Buona nave e bravi marinai, disse Tompson allo scienziato, che gli si era seduto accanto, su di una corcoma di gòmene. Con questa gente giungeremo alle Spitzberg malgrado i campi di ghiaccio ed i nebbioni.

– Credete che incontreremo presto i ghiacci?

– La stagione è assai inoltrata per queste regioni e al di là del capo Nord troveremo di certo qualche ice-berg, e quelle montagne sono le avanguardie degli ice-fields, ossia dei grandi campi.

– Ma passeremo egualmente?

– Per bacco! Se sarà necessario lavoreremo di sperone, ma andremo innanzi.

– Quando sperate di giungere alle Spitzberg?

– Fra due settimane, se il diavolo non ci mette la coda o se non ci arrestiamo a cannoneggiare qualche balena. Sono curioso di provare le palle del signor Foyn.

– Adoperate ancora il rampone voi?

– Sì, professore. Le palle che si adoperano ora saranno buone, efficaci, ma io preferisco ancora la vecchia