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conclusione | 251 |
Le foche e le morse ricomparivano lungo le spiagge, gli uccelli marini ritornavano in grandi bande per nidificare fra le rupi, e nei luoghi meglio riparati dai freddi venti del polo, cominciavano a spuntare timidamente i muschi, i licheni, le sassifraghe gialle, bianche e rosse, le betulle nane e le belle andromade che tengono posto delle eriche.
L’ora della liberazione non doveva essere lontana: ormai la baia era accessibile alle navi baleniere ed a quelle dei cacciatori di foche.
Fu il 28 maggio che la prima nave comparve sulle coste della baia di Home. Era un brick baleniere di Discko, montato da un amico di mastro Tyndhall.
Straordinaria fu la gioia dei naufraghi nel ritrovarsi sul ponte di una nave, e anche quella del baleniere nel rivedere il suo vecchio camerata, mentre lo credeva già morto di fame e di freddo sulle sponde della Terra di Baffin o fra i ghiacci del polo.
I denti, le pelli e l’olio delle morse furono imbarcati, ma mastro Tyndhall ne lasciò una parte ai bravi esquimesi, regalando per di più a loro i ramponi, il fucile, alcune pistole e abbondanti munizioni.
Il 29 maggio, dopo commoventi addii agli esquimesi, la nave baleniera salpava e tre mesi più tardi, terminata la stagione di pesca, il mastro ed i suoi compagni sbarcavano a Disko, la più importante e la più numerosa colonia danese della Groenlandia.
La prima domanda che fece Tyndhall sbarcando, fu di chiedere notizie del Polaris, credendo che qualche altro cacciatore di foche, più fortunato, fosse riuscito a raccogliere i naufraghi, ma ebbe il dispiacere d’apprendere che più nulla erasi saputo nè della nave, nè degli uomini che la montavano. Ormai erano tutti convinti