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18 | i naufraghi dello spitzberg |
convinti che la spedizione sarebbe stata costretta a svernare alle Spitzberg in causa della stagione che era troppo avanzata. Balle di thè, di pesce secco, di pemmican, di vesti d’ogni specie, di pellicce; casse di biscotti, di conserve alimentari, di farina, di frutta secche; barili di carne salata, di caffè, di cioccolato, di vegetali in aceto, di succo di limone per combattere lo scorbuto, di pomi di terra, e tonnellate di carbone passavano dai magazzini di rifornimento alla nave, la quale si abbassava a vista d’occhio.
Mentre i marinai ed i facchini si occupavano del carico, alcuni carpentieri visitavano le cabine, la stiva, l’alberatura e perfino la sentina, rinforzando i puntali per meglio consolidare le costole della nave e porla in grado di resistere alle tremende pressioni dei ghiacci, rinforzando i paterazzi e le sartie, o cambiando alcuni pennoni.
Quel lavoro febbrile continuò anche durante tutta la notte, non tramontando il sole che dopo le undici, per tornare a risplendere alle due del mattino.
Alle sei tutto era pronto. La Torpa poteva riprendere il mare col rimontare della marea, la cui massima piena doveva avvenire alle otto del mattino.
– A bordo – disse Tompson, che non aveva abbandonata la gittata durante l’intera notte, in compagnia di Foyn e dello scienziato, per assicurarsi che nulla mancasse. Il vento fresca dal sud-est e prenderemo il largo rapidamente. Signor Foyn, le vostre ultime istruzioni?
– Credo che non sia necessario darvene altre. Voi sapete meglio di me cosa dovete fare.
– Spero di ricondurvi tutti i vostri uomini.
– Mi dimenticava di avvertirvi d’una cosa.
– E quale, signore?