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214 i cacciatori di foche della baia di baffin


più una superficie liscia ed unita. Dappertutto si vedevano profonde spaccature che si allungavano in tutte le direzioni; dei massi enormi che si erano accatastati gli uni sugli altri, spinti fuori dalla forza irresistibile delle pressioni, punte aguzze, piramidi semi-diroccate, guglie troncate, poi nuove spaccature, buche e nuovi avallamenti, che rendevano la marcia penosa anche a quegli uomini, sebbene fossero abituati a camminare sui ghiacci.

Quei campi dovevano aver subìto delle convulsioni tremende durante l’uragano e non erano ancora tornati tranquilli, poichè si vedeva la crosta a fremere sotto la costante pressione dei ghiacci marini e talora tuonavano come se nel loro seno scoppiassero delle mine.

I marinai però non s’inquietavano e continuavano la loro marcia, ansiosi di giungere alla costa per cominciare di là le loro ricerche. Si affrettavano anche perchè il nebbione, che si era solamente sollevato, minacciava di scendere ancora.

A mezzodì giungevano finalmente dinanzi alla costa e si arrestavano dinanzi ad una specie di caverna di ghiaccio, che poteva offrire un rifugio durante la notte.

Scaricatisi dei viveri, ripartirono per mettersi in cerca del loro disgraziato compagno, avendo il mastro dichiarato che l’indomani avrebbero abbandonato per sempre quei paraggi.

Mentre gli uni seguivano i banchi verso il nord ed altri esploravano le spiagge del sud, Tyndhall si era arrampicato sull’alto bastione formato dalla costa, volendo, prima di mettersi in marcia, formarsi una chiara idea di quella terra.

Avendo trovato un passaggio, una specie di fenditura che saliva fra due rocce colossali, ma ormai completa-