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capitolo x — alla costa | 207 |
Il povero animale pareva che avesse fiutata la vicinanza del suo padrone, poichè continuava ad abbaiare con maggior lena, ma doveva essersi smarrito fra la nebbia, poichè la sua voce ora si avvicinava ed ora si allontanava.
Balzando attraverso i crepacci che tagliavano i banchi in tutti i sensi, ora arrampicandosi sugli avallamenti dei ghiacci ed ora sprofondando entro veri trabocchetti pieni di neve, il mastro ed il suo compagno avanzavano sempre, lanciando di tratto in tratto delle grida per attirare l’attenzione dell’animale, ma trovandosi ancora vicini al mare, le loro chiamate venivano soffocate dai muggiti delle onde.
Erano giunti sull’orlo d’una vasta spaccatura, quando sulla sponda opposta scorsero confusamente Fox che latrava in mezzo al nebbione.
– Qui, Fox!... tuonò Tyndhall.
L’animale udendo la voce del padrone si slanciò verso la fenditura, vi balzò entro senza esitare e nuotando con vigore, toccò il margine opposto.
– Mio povero Fox! esclamò Tyndhall, con voce commossa, accarezzandolo. E Grinnell?... Dov’è Grinnell?
Il cane udendo quel nome volse il capo verso la costa e lanciò un lungo urlo lamentevole.
– Fulmini!... gridò Tyndhall. Quest’urlo presagisce una disgrazia.
– Che quel povero camerata sia annegato? disse Charchot rabbrividendo.
– Fox, mio bravo Fox, cerca Grinnell!...
Il grosso Terranuova invece di slanciarsi innanzi, emise un secondo urlo più lamentevole, più triste del primo.
– È toccata una disgrazia a Grinnell, disse il mastro