Pagina:Salgari - Nel paese dei ghiacci.djvu/235


capitolo x — alla costa 205


ondeggiando e crepitando. Qualche volta urtava contro dei ghiacci più piccoli, ma non perdeva che dei pezzi insignificanti e non si apriva quantunque fosse stato così gravemente guastato.

Verso le due del mattino però, quando maggiore era l’oscurità e quando il nebbione cominciava a sciogliersi in neve, avvenne un cozzo così violento, che una grande parte del banco si spezzò e la scialuppa, che era mantenuta in equilibrio da due monticelli di ghiacciuoli, fu rovesciata, gettando l’un sull’altro i marinai che vi si erano accoccolati dentro per gustare un po’ di sonno.

Mastro Tyndhall e Charchot, temendo che anche l’ultimo pezzo stesse per fracassarsi, si portarono verso uno dei margini per vedere contro quale ostacolo avevano urtato, ma fatti pochi passi si arrestarono entrambi, esclamando:

– Ma noi siamo immobili!...

Infatti il banco non ondulava più, quantunque le onde lo assalissero da ogni parte con estremo furore. Pareva che si fosse saldato a qualche altro campo di ghiaccio o che si fosse arenato su qualche bassofondo.

– Sì, siamo immobili, ripetè Tyndhall.

– Che le onde ci abbiano spinto verso le coste della Terra di Baffin?...

– Lo credo, Charchot.

– Sarebbe una bella fortuna, mastro.

– È vero, poichè se il banco continuava la sua corsa verso il nord-ovest, avrebbe finito collo sfasciarsi contro gli ice-bergs, rovinandoci forse la baleniera.

– E Grinnell, che sia già giunto a terra?

– Chi può dirlo?... Ma lo cercheremo, Charchot, non dubitare. Io non sono uomo da abbandonare i miei marinai nel pericolo.