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200 | i cacciatori di foche della baia di baffin |
– Su, animo, spingete!... gridava. Forza, Charchot! Urta, Mac-Chanty!... C’è un buon colpo di spalla, Grinnell!... Lesti, o il banco ci mancherà sotto i piedi!...
Fox, che li aveva raggiunti, pareva che anche lui volesse incoraggiarli, poichè raddoppiava i suoi latrati. Il bravo animale aveva di certo compreso il grave pericolo che correvano tenendosi presso i margini del pack.
Si erano già allontanati di circa trecento passi, quando avvenne un urto violento che li fece cadere assieme alla baleniera.
Il grande banco aveva toccato in qualche luogo, poichè si era udito un acuto crepitìo, ma non doveva essersi ancora incontrato col mostruoso ice-berg.
Mastro Tyndhall, rialzatosi prontamente, aveva lanciato un rapido sguardo verso i margini del pack, ma vide subito che non toccavano ancora la montagna di ghiaccio.
– Fuggiamo ancora, mastro? chiesero i marinai.
– È impossibile, rispose Tyndhall. Dinanzi a noi il ghiaccio è così ineguale che non potremo spingere la scialuppa.
– Credete che si spezzi il banco?
– Se non tutto, una parte di certo andrà in frantumi. Ohe!... Attenti a fuggire!... Ecco l’urto!...
Aveva appena pronunciato quelle parole, che il banco e l'ice-berg s’incontrarono. Si udì uno scroscio spaventevole, orribile, paragonabile solo allo scoppio di dieci polveriere e allo sfasciarsi di una città intera sotto la scossa del terremoto, seguito tosto da un tuonare assordante che si propagava sotto il banco, da crepitii prolungati e da muggiti formidabili, poi si vide un rimbalzare di blocchi di ghiaccio, un capitombolare di enormi crostoni staccatisi dalla cima della montagna ed uno spumeggiamento d’acque irrompenti fra quei rottami.