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capitolo viii — fra le nebbie ed i ghiacci 191


urtavano a vicenda con mille fragori, con detonazioni paragonabili a scoppi d’artiglieria, sfracellandosi, sminuzzandosi e scagliando lontano dei pezzi enormi.

Pareva talvolta che delle granate o delle mine scoppiassero nel mezzo di quei colossi, tale era la violenza dell’urto che subivano.

In mezzo a quel rimescolìo delle onde e dei ghiacci, mastro Tyndhall scorse la Shannon colle vele terzaruolate correre al largo, ma senza allontanarsi troppo dalla costa.

Aveva abbandonato l’ancoraggio e lottava contro i marosi che cercavano di trascinarla verso i banchi delle spiagge.

– Bravo Grinnell! esclamò Tyndhall. Ecco un marinaio che può andare superbo!... Animo, ragazzi!... Fra dieci minuti saremo a bordo!...

Grinnell aveva già scorta la baleniera e cercava di accostarla, mentre i marinai da canto loro facevan sforzi sovrumani per abbreviargli la via.

Il mare era cattivo, ma la piccola imbarcazione teneva fronte all’incalzare dei marosi, balzando rapidamente di cresta in cresta.

Dieci minuti dopo era a poche braccia dalla Shannon.

– Una gomena, Grinnell! gridò Tyndhall.

– Un momento, mastro, rispose il bravo marinaio.

Legò la ribolla del timone per mantenere per qualche istante il veliero nella posizione primiera, poi lanciò al mastro una fune.

– Su i remi e badate che la baleniera non si sfondi, disse il mastro.

Accostare la Shannon con quelle ondate che non concedevano alcuna stabilità ai due legni, era una manovra tutt’altro che facile, pure i marinai, dopo una lotta di