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capitolo viii — fra le nebbie ed i ghiacci 189


detonazione che non si poteva confondere coll’urto di due ghiacci o collo spaccarsi di un banco. Mastro Tyndhall trasalì, poi impallidì.

– Avete udito? chiese Charchot.

– Sì, rispose Tyndhall. Uno sparo.

– È un segnale di soccorso, mastro. Grinnell sarà assai inquieto e prevederà un brutto pericolo.

– Speriamo che le àncore tengano fermo per una mezz’ora. Animo, amici miei, non perdete un colpo di remo.

La baleniera divorava la via, ma le onde ben spesso interrompevano la sua corsa non solo, ma minacciavano perfino di gettarla attraverso l’una o l’altra parete e di sfracellarla.

Non avendo sfogo, quei cavalloni si sormontavano rabbiosamente sotto le crescenti sferzate del vento, si rompevano con impeto irresistibile e si formavano di nuovo sfasciandosi contro le pareti e producendo degli stretti avallamenti dai quali la baleniera penava assai a uscire.

Fortunatamente l’uscita del fiord non doveva essere molto lontana. Già attraverso alla nebbia si distinguevano, ad intervalli, i riflessi biancastri di banchi accumulati contro la costa.

Mastro Tyndhall ascoltava sempre con una certa angoscia che invano cercava di nascondere, ma dopo qual primo sparo non ne erano echeggiati altri.

Probabilmente Grinnell aveva dovuto interrompere i segnali, per dedicarsi tutto alla salvezza del piccolo veliero. Forse in quel momento stava calando tutte le ancore per resistere alla furia del vento e delle onde.

– Coraggio, ragazzi! gridava il mastro. Uno sforzo ancora e usciremo da questo fiord.