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180 i cacciatori di foche della baia di baffin


Ma dopo di lui altri s’inoltrarono arditamente nei mari polari per esplorare quella terra che era stata allora appena veduta, riuscendo finalmente a girarla completamente. Jones, Middleton, poi Giacomo Ross, il famoso navigatore artico che nel 1818 toccò la Terra Artic-Highlands, quindi Parry che si spinse fino allo stretto di Lancaster e poi a quello di Barrow, poi di nuovo Ross nel 1833 che s’inoltrò nello stretto del Principe Reggente e fino sulle coste della Terra di Boothia, completarono la scoperta di Baffin.

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Dinanzi agli sguardi di mastro Tyndhall e di Charchot, si stendeva una vasta pianura ondulata, coperta di neve e di laghetti gelati, ma priva affatto di alberi. Solamente sulla loro destra s’alzava un gruppo di montagne, fra le quali si scorgevano due piccoli ghiacciai che vomitavano nella baia, ad intervalli di mezz’ora, dei blocchi di ghiaccio di cui alcuni avevano delle dimensioni enormi.

Nessuna capanna si vedeva ergersi su quella pianura biancheggiante, nè alcuna traccia, recente od antica, del soggiorno di uomini appariva su quell’immenso spazio.

– Nulla, disse Tyndhall. Bisognerà prima cercare la nave per sapere quale direzione possono aver presa i naufraghi, supposto che il Polaris si sia fracassato su qualche costa.

– Speravate di scoprire qui qualche traccia di quei marinai, mastro? chiese Charchot.

– Qui forse no, ma più al nord sì.

– Ritorniamo?

– Sì, poichè ho fretta di esplorare le coste e di giungere allo stretto di Lancaster prima che i ghiacci ci sbarrino la via.