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166 | i cacciatori di foche della baia di baffin |
Ad un tratto, quando la baleniera si era internata già d’un paio di miglia, credette di udire in lontananza come una nota acuta, che aveva qualche cosa di metallico.
– Alto!... comandò.
– Cosa succede? chiese Charchot, mentre i suoi compagni alzavano rapidamente i remi, lasciando che la baleniera si avanzasse pel solo impulso ricevuto.
– Ascoltate!
L’istessa nota metallica echeggiò bruscamente, ma più potente e più distinta. Pareva che uscisse da una immensa tromba di bronzo o di rame ed aveva avuto la durata di otto o dieci secondi.
– L’urlo d’una balena in furore! esclamarono i marinai.
– Sì confermò mastro Tyndhall.
– Che vi sia qualche nave baleniera laggiù? chiese Charchot.
– È impossibile rispose Tyndhall. Le navi baleniere hanno lasciata la baia di Baffin da due buoni mesi.
– Ma questa è la nota che lancia quando ha ricevuto il colpo di rampone.
– Lo so; ma dico che i balenieri non vi sono più.
– Che sia stata ferita da qualche ice-berg piombatole addosso? disse Grinnell.
– Lo sapremo presto: avanti ragazzi.
I cinque remi si tuffarono con ammirabile accordo e la baleniera continuò la corsa attraverso il canale. Le note formidabili della balena echeggiavano sempre e di tratto in tratto si vedevano alzarsi, a circa un chilometro di distanza, due getti di vapore biancastro, spesso, i quali si disperdevano dopo d’aver formato una specie di V gigantesco.