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capitolo ii — a bordo della «torpa» 13


carico che riuscirete a raccogliere sarà vostro, di più vi pagherò uno stipendio che sarà doppio di quello dei miei capitani.

— Lasciate andare, signor Foyn. Mi accontento del carico e sarò lietissimo di ricondurvi gli equipaggi naufragati.

— Ditemi, signor Tompson, conoscete le Spitzberg?

— Sì, avendo approdato già due volte.

— E contate proprio di svernare fra quelle isole?

— Prevedo che i ghiacci non mi permetteranno il ritorno, ma non temete. Ho svernato ancora all’isola Jan Mayen ed a quella degli Orsi.

— Quanti uomini volete?

— Mi basteranno venticinque o trenta.

— Vi aggiungerò quattro balenieri. Potete incontrare dei cetacei e farà meglio i vostri affari.

— Non li rifiuterò di certo, disse Tompson, sorridendo.

— Allora non perdiamo tempo... ma...

— Che cosa?

— Accettereste un mio amico?

— Volentieri, signore. Mi terrà compagnia.

— È uno scienziato di Halmstad, un bravo giovanotto che è qui venuto per fare delle osservazioni sui ghiacci e sulle aurore boreali. Sarà ben lieto di accompagnarvi alle Spitzberg.

— Troverà in me un buon compagno, signor Foyn.

— Andiamo a scegliere la nave. Domani, se vorrete, potrete prendere il largo.

— Meglio così. Non bisogna aspettare che i ghiacci scendano al sud.

Vuotarono i bicchieri e usciti dalla casetta, si diressero verso i bacini, dinanzi ai quali si trovavano ancorate le navi destinate alla pesca dei colossali cetacei.