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164 i cacciatori di foche della baia di baffin


Mastro Tyndhall e cinque marinai vi presero posto, lasciando a bordo della Shannon solamente Mac-Chanty, non essendovi, pel momento, alcun pericolo in vista.

– Animo, ragazzi disse il mastro. Vogate lungo e forza di braccia. Bisogna far presto o il canale può venire chiuso prima d’aver terminata l’esplorazione. Avanti!...

La baleniera partì guizzando agilmente sulle onde, costeggiando l’immenso banco. Le sponde di quel colosso polare erano tutt’altro che lisce: portavano le tracce degli sforzi poderosi fatti per aprirsi il passo attraverso lo stretto di Smith e delle terribili battaglie sostenute contro gli urti immani degli ice-bergs.

Qua e là aveva delle fenditure profonde cosparse di ghiacciuoli, frammenti di chissà quali altri banchi o di quali montagne galleggianti; più oltre i margini erano diroccati come se avesse subìta una pressione irresistibile e si vedevano, dispersi confusamente, pezzi di colonne, di guglie, di arcate, di cupole, poi altre fenditure, poi altre rovine, ma il grande banco si estendeva infinitamente, saldo ancora, potente, inattaccabile e procedeva verso il sud sgominando sul suo passaggio tutti gli ostacoli, tutto travolgendo colla sua massa enorme.

Quindici minuti dopo, la baleniera giungeva dinanzi al canale prima scoperto dal mastro. Era una profonda insenatura che si allungava attraverso il pack con lunghi serpeggiamenti e che pareva si estendesse per molte miglia. Proprio dinanzi a quella specie di fiord, galleggiava uno smisurato ice-berg, irto di punte, di guglie, di creste merlate, di torricelle e sotto s’apriva una vôlta immensa, sotto la quale avrebbe potuto passare comodamente anche la Shannon.