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160 i cacciatori di foche della baia di baffin


mente quei pericolosi galleggianti che potevano guastare le costole della Shannon.

Fortunatamente fra quei ghiacci vi erano dei canali abbastanza vasti, entro i quali avrebbe potuto navigare comodamente anche un antico treponti e mastro Tyndhall ne approfittava per risparmiare le forze dei suoi uomini.

La Shannon, guidata dalle braccia di ferro del valente marinaio, si cacciava audacemente attraverso a quelle squarciature, scivolava lungo i banchi, virando agilmente di bordo per evitare le sporgenze, s’inoltrava nei canali con piena sicurezza e passava arditamente sotto i giganteschi ice-bergs quasi li volesse sfidare.

Vi erano certi momenti che i marinai rabbrividivano vedendo le estremità delle antenne quasi urtare le alte masse di ghiaccio e abbandonavano i buttafuori, credendo di vedersi precipitare addosso qualcuna di quelle montagne oscillanti, del peso di parecchie migliaia di tonnellate, ma mastro Tyndhall non batteva ciglia e lanciava sempre innanzi, con una intrepidità che rasentava la pazzia, la sua piccola sì, ma valorosa barca.

Fortunatamente il mare si era calmato e lasciava ai ghiacci una certa stabilità. Solamente di quando in quando, qualche colonna gigantesca male equilibrata o qualche montagna la cui base doveva essere stata rôsa dall’acqua che non era ancora gelida, capitombolavano bruscamente, sollevando delle gigantesche ondate che correvano ad infrangersi, con paurosi muggiti, contro i banchi e che provocavano altre cadute ben più pericolose, essendo più improvvise.

Anche la nebbia si diradava rapidamente, lasciando trapelare i primi raggi dell’astro diurno, i quali si