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156 | i cacciatori di foche della baia di baffin |
credettero di udire, in direzione del banco, una specie di ruggito.
– Oh! esclamò Charchot, alzandosi sollecitamente e afferrando il fucile che teneva appoggiato all’albero. Hai udito, Thorn?
– Sì, Charchot, rispose il marinaio.
– Che vi siano degli orsi sul banco?
– Andiamo a vedere. Non bisogna lasciarli salire a bordo.
Afferrati i fucili, si accostarono silenziosamente alla murata di tribordo che prospettava sul pack e guardarono giù. L’oscurità era profonda, pure attraverso alla nebbia che il vento talora diradava, scorsero a pochi metri dal margine esterno, una massa informe che pareva cercasse di avvicinarsi alla Shannon.
– Corna di caribou! esclamò Charchot. Che sia proprio un orso o qualche altro animale, io non lo so, ma penso che sarà prudenza mandargli una palla.
– È vero, Charchot, rispose Thorn. Tanto più che quell’animale è grosso assai, e che manovra in modo da accostare la Shannon.
– Mira giusto!... Fuoco!...
I due spari rimbombarono, formando una sola detonazione. L’animale, colpito di certo, fu veduto alzarsi bruscamente, poi ricadere, quindi rimettersi in equilibrio, poi stramazzare di nuovo e scomparire fra la nebbia che tornava ad addensarsi sul banco.
– Cosa succede?... chiese una voce che usciva dalla camera di prua.
– Abbiamo ammazzato un animale che si accostava alla barca, mastro, rispose Charchot. Tornate nella vostra camera e dormite tranquillo.
– Era un orso?